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Abbiamo seguito una delle numerose attività di educazione ambientale che caratterizzano il Parco Agricolo Nord Est. L’educazione ambientale è quella disciplina che non tratta semplicemente lo studio dell’ambiente naturale ma è un’azione che intende promuovere cambiamenti negli atteggiamenti e nei comportamenti delle persone, sia singolarmente che a livello di comunità, per diventare cittadini consapevoli, scoprendo l’ambiente naturale attraverso i sensi e sviluppando così un sentimento di appartenenza alla natura.

Dopo l’attività prevista in classe in cui vengono date delle informazioni sul Parco, come è nato e quali sono i Comuni che lo compongono, l’educatrice ambientale sposta l’attenzione sul progetto scelto.

Le classi quarte della scuola primaria di Busnago avevano scelto il progetto relativo alla conoscenza di ambienti caratterizzati da ambienti umidi e lacustri (Foppe e stagni, non solo acqua!), in cui in classe vengono dati i primi rudimenti attraverso una serie di diapositive che individuano la flora e la fauna tipica dei luoghi, la complessità delle relazioni dell’ecosistema stagno, delle catene alimentari e il ciclo vitale degli anfibi. Le informazioni date sono regolate in base alla fascia d’età: il secondo ciclo della scuola primaria. 

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Abbiamo poi seguito le due classi quarte della scuola primaria di Busnago durante l’uscita presso le Foppe di Cavenago di Brianza, in cui l’osservazione diretta dell’ambiente ha permesso agli studenti di verificare le conoscenze apprese durante l’incontro in classe e vedere da vicino ciò che è presente nell’area. Le uscite sul campo vengono effettuate con lo scopo di condurre i ragazzi ad una conoscenza diretta delle caratteristiche, dei comportamenti e delle esigenze delle specie presenti nei diversi ecosistemi tipici del Parco, valorizzando la dimensione dell’interdipendenza tra essi.

La flora delle aree umide è ovviamente differente rispetto ad un ambiente in cui l’acqua non è presente: cannucce di palude, giunchi, pioppi di vario genere, salici, insieme agli arbusti che circondano lo specchio d’acqua, sono necessari a Folaghe, Gallinelle d’acqua e a Germani reali per la loro riproduzione, ma anche altri animali hanno allietato la visita dell’area umida, con grande soddisfazione dei ragazzi e delle loro insegnanti, permettendo così di avere un’esperienza indimenticabile. 

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Conoscere gli ambienti vuol dire conoscere anche gli animali che vi trovano rifugio, che sono in stretta relazione con il mondo vegetale che compone l’habitat necessario alla sopravvivenza delle specie presenti nel Parco; gli educatori e le educatrici ambientali approfondiscono i vari temi e aiutano gli studenti (ma anche i docenti) a riflettere sull’importanza che il conoscere ciò che ci circonda debba portare all’impegno costante della salvaguardia dell’insieme Parco per preservare un territorio urbanizzato e sempre più in pericolo.

Conservare un ambiente vuol dire evitare di ‘inquinarlo’ non solo attraverso scarichi fognari o l’abbandono di rifiuti, ma soprattutto non contaminarlo con specie estranee come fiori e piante o animali che non appartengono a quel determinato luogo o habitat. Liberare un animale nel Parco o seminare fiori o trapiantare piante che in un determinato luogo non possono stare, significa compromettere quel delicato ecosistema che si è creato e che consente la vita a determinate specie animali e vegetali che in un ambiente modificato non riescono più a trovare ciò che serve loro, mentre le specie alloctone (cioè quelle estranee) potrebbero trovare un ambiente a loro favorevole, prendendo spazi e consumando risorse in realtà destinate ad altri.

Facciamo un esempio concreto. L’immissione in laghetti o Foppe della testuggine palustre americana (la classica tartarughina da acquario) porta ad un cambiamento dell’ecosistema iniziale, dato che si ciba prevalentemente di una grande varietà di specie animali, tra cui insetti acquatici, crostacei, pesci e anfibi, nutrendosi anche di vegetazione acquatica. Questo porta alla scomparsa di tutto ciò che era precedentemente caratteristico dell’ambiente: non vedremo più rane o rospi o libellule, perché non giungeranno allo stadio adulto, predati dalle tartarughe americane. Da qualche anno l’Unione europea ha inserito questa specie nell’elenco delle specie esotiche invasive di rilevanza a livello europeo che ne vieta anche la commercializzazione, ma il problema resta, perché quelle che sono già in ambienti naturali continuano a riprodursi e a far diminuire la biodiversità autoctona. 

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Sapere quindi come funziona un ecosistema, come le relazioni alimentari dipendano dall’ambiente e quali siano le caratteristiche delle specie, è uno dei tanti argomenti che il Parco tratta attraverso l’Educazione Ambientale.

I commenti positivi a riscontro dell’attività confermano che il livello di qualità dei servizi a supporto della didattica da parte del Consorzio P.A.N.E. è molto alto e che puntare sulle nuove generazioni affinché si preservi ciò che i Comuni hanno deciso di tutelare è una mossa vincente e strategica, al fine di perseguire anche uno degli obbiettivi previsti all’interno dello Statuto del Consorzio.

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E anche per quest’anno le attività di educazione ambientale del Parco Agricolo sono giunte al termine. Le attività svolte nelle classi dei Comuni consorziati hanno spaziato dagli approfondimenti sui vari ambienti presenti nel Parco (boschivo, palustre, agricolo) fino ai rilevamenti della qualità di aria e acque attraverso bioindicatori come licheni e macroinvertebrati presenti nei corsi d’acqua. 

Le numerose richieste pervenute (337 classi) sono state in gran parte accolte e il Consorzio P.A.N.E. attende l’inizio del nuovo anno scolastico per accompagnare tutti gli alunni delle scuole primarie e secondarie di primo grado alla scoperta delle meraviglie del Parco!Apri il pannello di pubblicazione