Studiare la geologia permette (tra le tante applicazioni) di ricostruire gli ambienti e la loro evoluzione nel corso delle ere geologiche.

Numerose sono le ricerche che si sono susseguite nelle nostre aree già dagli anni 40 fino ai nostri giorni.

In particolare per descrivere la geologia del Parco ci avvalleremo dello studio del 2004 “Geologia di sottosuolo dell’alta pianura a Nord Est di Milano” apparso sul n. 17(2/1) dell’Italian Journal of quaternary Sciences.

Tale studio ha preso in esame i campioni di roccia provenienti da 9 pozzi (per l’acqua) distribuiti nei comuni di Agrate Brianza, Burago di Molgora, Ronco Briantino e Cornate d’Adda oltre cha dall’abbondante bibliografia. Tale studio ha cercato di ricostruire la storia di questa zona.

Se dovessimo tornare indietro nel tempo al PLIOCENE INFERIORE (tra i 5,3 e I 3,6 milioni di anni fa) ci troveremmo in fondo a un bacino marino! All’epoca il mare arrivava e penetrava profondamente nella valle dell’attuale Lario.

I territori dove viviamo non erano però molto lontani dalla costa e il bacino marino riceveva grandi quantità di materiale grossolano proveniente dai fiumi e corsi d’acqua della terraferma provenienti a loro volta dalle Alpi.

Nonché frane sottomarine contribuivano all’apporto e al rimescolamento di materiale sui fondali di questo lembo di mare.

Nel corso dei millenni il materiale trasportato in mare ha portato al graduale riempimento della area di costa e invece di trovarsi ancora in mare profondo, la nostra zona appariva nel PLIOCENE SUPERIORE (tra i 3,6 e i 2,5 milioni di anni fa) come un vasto ambiente di laguna, molto vicino alla costa e con acque basse.

Alla fine del PLIOCENE (terminato 2,5 milioni di anni fa) tutta l’area del Parco era emersa come testimoniano strati di roccia continentale (legate alle terre emerse). Probabilmente è di questa epoca una prima fase di glaciazione (correlabile probabilmente con la Glaciazione S. Salvatore (BINI, 1997a; ZUCCOLI, 1997, 2000).

Con il PLEISTOCENE INFERIORE (dai 2,5 milioni ai 780.000 anni fa) i nostri territori erano ormai emersi e attraversati da corsi d’acqua.

Sono di questa epoca il “Ceppo dell’Adda” e il “Ceppo del Molgora”, due rocce sedimentarie fluviali.

I fiumi trasportavano grandi quantità di sedimenti (ghiaie, ciotoli, sabbbia) che venivano lasciati in pianura. Strato su strato questi sedimenti si sono compattati e incollati tra loro (cementati è il termine tecnico) dando origine nel corso dei millenni a una roccia compatta, cavata e usata in passato anche come pietra da costruzione.

Il Ceppo della Molgora, affiora parzialmente ad Aicurzio, Vimercate, Cernusco Lombardone e in altre località ed è caratterizzato principalmente da ghiaie.

Mentre il Ceppo dell’Adda è piu’ grossolano (contiene ciotoli e ghiaie). Questa roccia affiora non solo lungo l’Adda, ma anche lungo alcuni corsi d’acqua minori, come il Rio vallone e il Rio della Cavetta.

Con il PLEISTOCENE MEDIO (780.000-125.000 anni fa) le condizioni cambiano in modo radicale, in quanto il territorio è interessato dalle avanzate glaciali di cui rimangono ampie tracce in superficie ancora ai nostri giorni. Dal Pleistocene medio e fino al PLEISTOCENE SUPERIORE (125.000-11.500 anni fa) si sono intervallate almeno 5 glaciazioni testimoniate da depositi glaciali (oltre a quella già segnalata del Pliocene): Allogruppo del Bozzente, Alloformazione della Specola, Alloformazione di Binago, Allogruppo di Besnate e Alloformazione di Cantu’.

La prima avanzata glaciale arrivava a lambire l’abitato di Usmate-Velate. Dopodichè ci fu una fase di scioglimento. Un successivo evento glaciale costruì l’imponente cerchia morenica, ancora visibile, di Camparada, di cui rimane traccia anche a Bernareggio. Le successive glaciazioni sono state meno intense e hanno costruito le loro morene piu’ a Nord al di fuori del confine del Parco.

In queste fasi il territorio era solcato da corsi d’acqua che fungevano da “scaricatori” dei ghiacciai e trasportavano verso la pianura e il mare ingenti quantità di detriti.

Grazie a questi fenomeni di accumulo e di erosione si è formato il nostro paesaggio attuale caratterizzato da terrazzi che gradualmente raggiungono la linea di pianura. Questi terrazzamenti sono il frutto del lavoro di millenni di questi corsi d’acqua che in parte ancora solcano i nostri territori.